Il mese di dicembre si è aperto con la Conferenza Mondiale del Clima di Parigi. Per gli scienziati questa è l’ultima possibilità per i governi di tutto il mondo di salvare il clima prima che sia compromesso per sempre.

Una parte considerevole delle emissioni di C02 responsabili del surriscaldamento del pianeta dipende dalle nostre case, dai nostri impianti di riscaldamento e dai condizionatori d’aria. Per questo, lo sforzo per salvare il pianeta passa anche dalla riduzione delle emissioni delle case: è sempre più fondamentale puntare ad un’edilizia ecosostenibile.

Dal 1° ottobre 2015 è entrato in vigore un nuovo APE, Attestato di Prestazione Energetica, che classifica gli edifici in determinate “Classi Energetiche”. Che cosa è cambiato rispetto a quanto succedeva precedentemente? In che direzione stiamo andando?

Per capirlo, abbiamo rivolto qualche domanda all’architetto Stefano Martignago del Consorzio di Cooperative Edilizie Cerv.

Prima di addentrarci in particolari, che cosa sono davvero queste classi energetiche?

Le classi energetiche, nell’edilizia, a partire da alcuni parametri di superficie, isolamento dei vari componenti, orientamento, ecc. ci aiutano a determinare quanta energia ci vuole per riscaldare o raffreddare, a seconda della stagione, una determinata casa.

Tanto più la classe è alta, tanto più è economico mantenere un clima confortevole dentro l’abitazione.

Con un complesso calcolo delle superfici disperdenti e dei relativi valori di isolamento è possibile determinare a quale classe energetica appartenga una casa: dal 1° ottobre 2015 la classificazione prevede 10 classi dalla classe A4 (la più efficiente) alla classe G (la più energivora).

Che cos’è cambiato dal 1° ottobre 2015?

Prima di tutto è cambiata la modalità di calcolare la classe energetica. Prima ci si basava sul grado di insolazione del territorio in cui sorgeva l’alloggio, sulla base del rapporto tra superficie e volume dell’edificio, sull’impianto di riscaldamento e sulla produzione di acqua calda sanitaria.

Ora oltre a questi parametri bisogna tenere conto dell’energia che serve per raffrescare la casa d’estate, quella necessaria per ventilare i locali durante tutto l’anno e gli impianti che contribuiscano alla produzione di energia per la casa da fonti rinnovabili, come gli impianti fotovoltaici o il solare termico.

Tale nuovo cambiamento, che vale solamente per i nuovi certificati, mentre quelli già emessi rimangono in vigore fino a eventuali modifiche dell’alloggio o dei suoi impianti, spinge l’edilizia oltre a ridurre i consumi energetici e la spesa delle famiglie anche di ridurre sempre di più le emissioni di CO2 e di altre sostanze nocive. Di fatto è la linea su cui molto si è dibattuto nella Conferenza Mondiale del Clima di Parigi nell’ultimo mese.

L’altra novità è che la vecchia normativa prevedeva una classe A e una classe A +. Ora esistono quattro classi diverse: A4, A3, A2 e A1.

Quali sono i migliori passaggi per “elevare” intanto la classe energetica della propria vecchia casa, anche in vista di un’eventuale volontà di rimetterla sul mercato?

Si può intervenire sulla caldaia o effettuare interventi incentivati fiscalmente come la sostituzione degli infissi, l’installazione di vetri camera, serramenti di maggior spessore e coibentazione del tetto. Se è possibile, si può prendere in esame la realizzazione di un cappotto esterno, l’installazione di un sistema di ventilazione meccanica con recupero di calore, pannelli fotovoltaici e pannelli solari. Ricordo come sia obbligatorio far stilare il proprio APE sia in caso di ristrutturazione per accedere ai benefici fiscali sia per poter vendere che affittare la casa.

C’è anche un nuovo catasto…

Sì, si tratta del catasto energetico. D’ora in avanti, tutti gli impianti saranno iscritti ad un catasto energetico regionale. A comunicare l’esistenza della caldaia in Regione ci penserà il tecnico manutentore durante la visita annuale obbligatoria. Il codice dell’impianto deve anche esser indicato all’interno dell’Ape perché esso sia valido.

Questo oggi… Ma cos’ha in serbo il futuro?

È prevista l’introduzione degli edifici ad energia quasi zero, cioè con fabbisogno energetico quasi nullo, ma soprattutto coperto in misura significativa da fonti rinnovabili prodotte dall’edificio stesso e dai suoi impianti.

Trasformare o passare ad una casa in classe A1, A2, A3, A4, oltre che ad essere conveniente dal punto di vista economico, contribuisce quindi a migliorare la vita nostra, dei nostri figli e delle generazioni future!

Questa case, che ora sembrano futuristiche, tra pochissimo saranno la norma: dal 1 gennaio 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere edifici ad energia quasi zero.