Alcuni spunti dal viaggio di Federabitazione alla scoperta delle cooperative edilizie di Zurigo

È stato un viaggio interessante quello affrontato il 20 e il 21 luglio scorsi da una rappresentativa di Federabitazione, il settore edilizio di Confcooperative. Rappresentanti delle principali cooperative edilizie di tutta Italia si sono dati appuntamento a Zurigo, in Svizzera, dove, all’inizio del secolo scorso, nutrite comunità di immigranti italiani hanno esportato in terra elvetica le prime esperienze italiane di cooperazione edilizia. Ora, però, nuove cooperative, supportate anche finanziariamente dalle cooperative storiche, dalle banche elvetiche e dai cantoni, si spingono a trovare soluzioni nuovi per esigenze abitative altrettanto nuove.

 

Quando le cooperative storiche aiutano le nuove

 

Anche Claudio Pianegonda, presidente del Consorzio Cerv e di Federabitazione Veneto, ha avuto modo di confrontarsi, durante il viaggio, con questa interessante realtà: «A differenza di quello che avviene in Italia», racconta Pianegonda, «l’80 per cento delle famiglie di Zurigo abita in affitto. Solo il 20% è proprietaria della sua casa. Per questo, le cooperative storiche sono rimaste proprietarie delle costruzioni e degli appartamenti, che affitta a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato». Negli anni ’80 il tema della casa è tornato al centro dell’attenzione: dalla protesta si è passati alla proposta grazie a moderne cooperative di “seconda generazione”: «Con l’aiuto delle cooperative storiche, a Zurigo sono in corso numerosi programmi costruttivi, dai 100 ai 400 alloggi, su aree comunali e anche su aree acquistate nel mercato».

 

 

Servizi e comunità con le nuove cooperative svizzere

Non basta la casa: «Ciò che rende unici questi interventi è che non si dà solo una risposta sul tema della casa, ma anche per tutti i servizi di corredo: asili nido, lavanderie condominiali, spazi collettivi per incontri, orti sociali, spazi per i giochi per bambini, posti di lavoro. E tutto con un affitto del 30% inferiore rispetto ai prezzi di mercato». Così facendo, si creano scambi, relazioni e comunità, scongiurando il pericolo di trasformare queste zone in dormitori.

 

Sinergie con il pubblico, inventiva giovanile

Qualche esempio: la cooperativa Kalkbreite, in una zona centralissima, ha realizzato 55 appartamenti, negozi, asilo nido, pensione e gastronomia per 236 residenti e 130 posti di lavoro. Qui c’è addirittura un “cuoco condominiale”, che prepara il pranzo per l’asilo nido e la cena, la sera, per quei condomini che non vogliono cucinare. Sotto il piazzale su cui si affacciano gli alloggi della cooperativa Kalkbreite c’è una rimessa del tram di Zurigo, costruita in collaborazione con la compagnia cittadina.

 

 

La cooperativa Mehr als Wohnen ha invece costruito tredici edifici per 403 appartamenti: da 30 a 425 metri quadrati, da una a 14 stanze. In questi spazi abitano 1100 persone e vi lavorano in 150. Anche qui ci sono negozi, gastronomia, uffici, asilo nido e pensione. Gli edifici sono stati pensati da giovani architetti che si sono messi in gioco in un concorso: i primi quattro classificati sono stati coinvolti nella loro realizzazione. Tutti i palazzi sono diversi tra loro, ma si relazionano in modo armonico su una stessa area che ha per baricentro una riproduzione fedele della piazza centrale di Zurigo. In questa zona si è concentrata una natalità così alta che il Comune di Zurigo sta costruendo una nuova scuola provvisoria.

Dal modello Zurigo alla cooperazione in Italia

 

 

Se il modello di Zurigo si sta propagando in altre città della Svizzera, il suo insegnamento è prezioso anche al mondo cooperativo italiano: «Sicuramente dobbiamo considerare il ruolo della locazione», afferma Pianegonda, «sia per la necessaria mobilità lavorativa che si vive in questo cambiamento d’epoca, sia per dare risposte a chi non è in grado di acquistare una casa. Il futuro non può che partire dal venire incontro a queste esigenze che nascono dai nuovi stili di vita e dalle nuove strutture familiari. È importante, come a Zurigo, creare comunità tra gli abitanti, con riunioni e scambi periodici». Siamo nella giusta direzione? «La strada del Cerv è corretta. Da noi la proprietà ricopre percentuali ancora elevatissime, per cui è importante dare risposte sia al mondo della proprietà che a quello della locazione, con la possibilità che anche chi è in affitto possa diventare proprietario della sua casa potendola riscattare».