Restiamo a casa”. Questo era lo slogan che veniva ripetuto fino allo sfinimento nei mesi del primo lockdown per l’emergenza Coronavirus. Già, restare a casa. Come hanno notato in molti commentando sul web, restare a casa in una villetta di 200 metri quadrati con giardino è molto diverso che restare a casa in un bilocale, da condividere magari con una famiglia numerosa. E cantare dal balcone non basta a recuperare qualità di vita.

In tanti si stanno accorgendo di come lo smart working e la didattica a distanza, per molti italiani una novità assoluta dovuta alla pandemia, non se ne andranno via quando sparirà il virus. Specie per il mondo del lavoro, la pandemia ha di fatto accelerato tendenze già in essere: meno uffici, meno trasporti, meno cartellini da timbrare, più flessibilità, più responsabilità.

E allora, come cambierà la nostra casa se questa sarà chiamata a diventare, da dormitorio e rifugio notturno, anche ufficio, aula scolastica, sala riunioni?

Silvia Gasparini, architetto, socio fondatore di “Misurando Architettura”, sperimenta questo modo di lavorare ben prima dall’inizio della pandemia. «Sono una libera professionista che parte da una condizione “fortunata” – racconta – con il vantaggio di potersi gestire al meglio tra famiglia e lavoro. Fino a qualche anno fa questa prospettiva, per noi architetti, era assolutamente inconcepibile. Oggi, invece, comincia a prendere piede, sia per l’arrivo della banda larga ovunque, sia per l’esistenza di alcune piattaforme e supporti tecnologici che ci permettono di lavorare al meglio. Certo, manca la carta, gli scambi tra professionisti sono meno serrati che in un luogo in presenza».

Per Silvia Gasparini una differenza cruciale sta nel poter avere a disposizione una stanza dedicata: «Quando vivevo in un appartamento più piccolo ogni volta dovevo montare e smontare la mia postazione. Oggi, invece, posso chiudere la porta ed essere nel mio mondo». Una stanza dedicata, insomma, fa la differenza. Ma non tutti ce l’hanno: «I nostri nonni e genitori, per ragioni economiche, culturali e di modalità di costruire avevano a disposizione spazi più grandi rispetto ai nostri. Per questo, in molte delle loro case non mancava la famosa stanza del “pluriuso”, da destinare allo studio, agli hobby, al lavoro. Oggi bisogna ripensare alla casa non più come spazio dove si dorme e basta ma come luogo in cui vivere. E dunque, chi ha la prospettiva di praticare smart working a lungo termine non può fare a meno di spazi dedicati. Nella mia esperienza precedente, specie in presenza di bambini piccoli, a lungo andare dover montare e smontare computer e strumenti diventa sfiancante».

Non si tratta solo di avere uno spazio di solitudine e ritiro per il lavoro e lo studio, ma anche di uno spazio dove interloquire, in diretta video, con altre persone da tutto il mondo, prendere parte a corsi di formazione on line, convegni e persino consigli di amministrazione in videocollegamento.

E dunque, l’architettura oggi, nel disegnare gli spazi delle case di domani, non possono non tenere conto di questa esigenza sempre più diffusa: «La contingenza economica ha spinto le persone a comprare case e appartamenti più contenuti. Le necessità dello smart working spingeranno molti a cercare più metri quadri a disposizione, o comunque soluzioni che permettano di ricavare spazi dedicati». Le soluzioni sono diverse: «Il mercato offre soluzioni che cominciano a prendere piede, come mobilio e postazioni che possono aprirsi e isolarsi in poco tempo. Eppure, per offrire al lavoratore una separazione fisica, visiva e uditiva, nulla è più funzionale di una stanza dedicata, per quanto piccola».

Silvia Gasparini cita soluzioni di arredamento specifico. E in questo caso, l’office e il living si incontrano: «Alcune soluzioni tipiche degli uffici sono certamente funzionali, ma è importante che rimangano accoglienti e non siano mai impersonali. Bisogna in questo caso scendere a compromessi». La salute conta: «Una buona postazione ergonomica per pc necessita di sedute corrette. L’improvvisazione ci porterebbe a utilizzare ciò che abbiamo a disposizione in casa, ma serve una buona sedia se si passano tante ore davanti al computer. Un altro elemento fondamentale è l’illuminazione: un ripostiglio buio può diventare logorante per la salute degli occhi».