L’Europa ha deciso: entro il 2050 andrà raggiunto l’obiettivo di emissioni zero. Il 2050 è lontano, ma la strada verso la sostenibilità – sperando di portare sulla “retta via” anche il resto del mondo – inizia già oggi.

«A livello europeo – spiega Francesco Marinelli, ingegnere ed esperto di energia – gli edifici emettono il 40% delle emissioni. Una quota analoga di emissioni, il 30%, è dovuto alle auto. Il resto è causato dall’industria e dalle imprese. Se vogliamo conseguire gli obiettivi che ci siamo dati, va da sé che i comparti che producono emissioni devono efficientarsi».

Casa Green: di che si tratta

In questo scenario, è il quadro normativo che cambia: «Dalle scelte autonome che ogni paese dell’Unione Europea compiva in una direzione comune, si è passati sempre più ad un quadro di obblighi più stringenti». Tra queste norme, c’è la direttiva “Casa green”, elaborata a Bruxelles dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo: «Entro l’estate – osserva Francesco Marinelli – sarà sviluppata una nuova versione della direttiva dopo che le osservazioni dei gruppi parlamentari saranno state recepite». Secondo il testo esistente, «entro il 2030 tutti gli edifici privati e residenziali dovranno essere portati in classe E, ed entro il 2033 tutti gli edifici privati residenziali dovranno essere portati in classe D». La direttiva prevede anche che tutti i nuovi edifici dal 2028 dovranno essere ad emissioni zero e dotati di tecnologie solari, obbligo che si estende, nel 2032, agli edifici oggetto di ristrutturazione.

Casa Green: la prospettiva è il 2030 ma gli obblighi iniziano subito

La direttiva “Casa Green” delinea l’avvicinamento agli obiettivi del 2030 con una serie di passaggi intermedi: «Già dal 2024 non sarà più possibile installare caldaie a combustibili fossili, inoltre, in tutta Europa, non ci saranno più agevolazioni fiscali per edifici che non siano a zero emissioni». Andrà però tenuto conto delle specificità italiane, dal patrimonio edilizio storico fino alla presenza di case destinate al soggiorno estivo a volte persino prive di impianti di riscaldamento, e che dunque consumano solo in estate con gli impianti di climatizzazione.

Il macigno del “Superbonus 110%”: il rischio di uno shock per la sua cancellazione

La scelta del governo di fare marcia indietro sul “Superbonus 110%” per quanto riguarda la cessione del credito e lo sconto in fattura, limitando i bonus alle detrazioni fiscali, rischia di mettere in crisi il settore: «Il Superbonus era esagerato nella sua dimensione al 110%, ma bloccare completamente la cessione del credito vuol dire che solo i fortunati con una forte capacità reddituale potranno approfittare di questi bonus». Meno citato del Superbonus, ma decisamente più importante è l’applicazione del sismabonus, per favorire la messa in sicurezza degli edifici: «Si tratta di un investimento che lo Stato fa, in maniera preventiva, e così non sostenere a posteriori costi più gravi con perdite di vite umane e danni ingenti che causano i terremoti».

Più che singoli bonus, lo sforzo del sistema Paese

Capitolo parallelo ma molto vicino è quello dell’elettrificazione del parco auto, con trasporti chiamati ad essere sempre più efficienti e a ridotte emissioni. Obiettivi raggiungibili, ma che hanno necessità di interventi ulteriori: «In Italia – spiega Marinelli – siamo molto indietro sull’installazione delle colonnine elettriche». Ma anche qui, è necessaria una visione d’insieme in modo che la politica affronti, come sistema Paese, gli sforzi della transizione energetica: «è un percorso produttivo, industriale e di fondo, che va seguito in maniera coerente, con una politica industriale coerente e con la sensibilizzazione dei cittadini. Ma serve coerenza davvero: sa quanto è cambiata la normativa del Superbonus in due anni? Ventidue volte. Non è così che si può sostenere una politica industriale».