Un gas “domestico” che comporta gravi danni all’organismo: come liberarsene

PM10, polveri sottili, blocchi del traffico. Siamo così abituati a parlare di smog e di aria nelle città irrespirabile che ci siamo dimenticati di come l’inquinamento peggiore, a volte, lo abbiamo in casa.
Muffe e anidride carbonica respirate all’interno delle mura domestiche non inficiano solo la qualità della vita, ma anche la nostra stessa salute.
Abbiamo parlato di inquinamento indoor con l’architetto Enrico Carminato, amico e collaboratore del Cerv.

Enrico, come si forma la muffa e perché è pericolosa?

La muffa si forma quando si creano temperature superficiali sui muri atte a fare condensa. Quando l’umidità relativa arriva a toccare il 100%, spesso d’inverno, vediamo gocciolare le finestre. Perché si crei però la muffa è necessario che le spore che si trovano sempre nell’aria trovino sui muri un’umidità superiore all’80% per almeno 48 o 72 ore.

Non c’entra il freddo?

Il freddo può favorire l’umidità, ma la muffa si forma anche nelle serre a 50 gradi. La muffa può essere molto pericolosa, perché questi funghi, una volta morti e diffusi nell’aria delle nostre stanze, possono causare allergie e problemi respiratori anche importanti.

Cosa richiede la legge?

Dal 1° ottobre 2015 le nuove norme sul risparmio energetico hanno imposto in fase di progettazione che le strutture non creino muffe. Purtroppo, però, questo a condizioni ideali di temperatura costante a 20 gradi e umidità tra il 50 e il 65 per cento: questo vorrebbe dire ventilare gli ambienti ogni ora per cinque minuti. Ma è impossibile a meno di restare sempre a casa.

È per questo che molte case nuove fanno le muffe?

Sì: a differenza delle vecchie case contadine, piene di spifferi, le nuove abitazioni con serramenti a tenuta stagna impediscono – fortunatamente – che l’aria calda esca fuori. Questo però ci obbliga a ventilare spesso per favorire il ricambio d’aria. Ogni volta che ci facciamo la doccia o facciamo bollire dell’acqua in cucina infatti generiamo umidità che se non apriamo le finestre resta in casa.

C’è solo l’umidità?

No. Il fattore deleterio che resta in casa è anche la C02, l’anidride carbonica che espiriamo in continuazione. La C02 per la nostra salute deve restare sotto 800 parti per milione: troppa C02 genera malessere e sonnolenza perché ci toglie ossigeno dai polmoni. Ho provato a fare degli esperimenti a casa mia, rilevando di notte la C02 in camera da letto. Tenendo aperta la finestra tutta la notte ho dormito benissimo: alla mattina, ho misurato la C02. Era 620 parti per milione. La notte successiva ho chiuso porte e finestre e ho dormito malissimo, svegliandomi con il mal di testa: la C02 era 3400 parti per milione, più di quattro volte il limite consigliato.

La soluzione sta dunque negli spifferi?

No, perché gli spifferi portano freddo e ci fanno sprecare energia. La soluzione sta nei moderni sistemi di ventilazione.

Cosa sono esattamente?

Si tratta di sistemi formati da una o più ventole e uno scambiatore di calore, che permette di espellere l’aria viziata ed aspirarne di nuova all’interno, facendo sì che l’aria fresca che arriva dall’esterno recuperi la temperatura di quella interna attraversando una lunga canaletta. Il sistema è poi in grado di portare l’aria nelle varie stanze.

Quanto costa?

Il sistema viene di norma installato nelle nuove case e può costare dai tre ai cinque mila euro. Esiste poi la possibilità di unità decentralizzate, che servano stanza per stanza e che si attivano ad orari diversi. Qui la spesa è di circa mille euro per stanza.